Purtroppo c’è stata una vittima di mezzo. Purtroppo non è la prima e non sarà l’ultima, se non si cambiano le cose. Come ho detto in campagna elettorale, la sanità pubblica è uno dei codice rosso di questa Regione, e cosa succede se non si agisce tempestivamente su un codice rosso?
Ad Anagni, il commissario straordinario della Asl di Frosinone ha deciso di sopprimere definitivamente l’ultimo baluardo di assistenza emergenziale (il Punto Primo Soccorso) e di trasformarlo in Presidio ambulatoriale, dove anche volendo, è impossibile curare chi ha bisogno di interventi urgenti.
A niente sono servite le proteste di cittadini, pazienti, medici e associazioni scesi in campo per ripristinare un Pronto soccorso che garantisca gli oltre 80mila abitanti della zona. Nel 2017 c’era stata addirittura una petizione popolare che chiedeva al Consiglio di riconoscere la situazione di emergenza socio-economica e sanitaria disagiata della provincia, e dunque la più che necessaria riapertura dell’Ospedale di Anagni. Io stesso avevo già scritto al presidente del Consiglio Leodori per chiedergli che fine avesse fatto questo documento e cosa intendesse farsene della volontà popolare che esprimeva.
La possibilità di accesso alle cure non solo è un diritto, ma è una di quelle cose che tutela la dignità della persona. E che per questo testimoniano il grado di civiltà di una Regione. Il decesso di questa signora, avvenuto per impossibilità di prestarle soccorso, è l’ennesima prova del fallimento di un modello centralizzato che non funziona e va ripensato. Questo è quello che dico da oltre 20 anni. Purtroppo è solo il Presidente Zingaretti che può e deve invertire la rotta… Ho quindi chiesto al Presidente e all’Assessore d’Amato cosa abbiano intenzione di fare: assecondare questo trend scellerato, o se invece non vogliano, come sarebbe il caso di fare, ripristinare il presidio ospedaliero di Anagni.
